Bambini giocano a Gao, Mali, febbraio 2019. © UNHCR/Mark Henley

Martedì 1 dicembre 2020. L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, avverte oggi che conflitti, insicurezza, il COVID-19 e il deterioramento delle condizioni economiche stanno portando a un aumento del traffico di minori, del lavoro forzato e del reclutamento forzato da parte di gruppi armati in Mali.

Nella prima metà di quest’anno sono stati registrati più casi di reclutamento di minori (230 casi) rispetto all’intero 2019 (215 casi), secondo un recente rapporto pubblicato dal Global Protection Cluster, una rete di agenzie delle Nazioni Unite e ONG guidata dall’UNHCR che fornisce protezione alle persone colpite da crisi umanitarie.

I gruppi armati trafficano minori anche per il lavoro nelle miniere d’oro, utilizzando i profitti per arricchire i combattenti, alimentare il commercio di armi e finanziare la violenza. Sono anche imposte “tasse” esorbitanti agli adulti che operano in quelle miniere d’oro.

Poiché le scuole rimangono chiuse a causa di conflitti, insicurezza, COVID-19 o scioperi degli insegnanti, anche i minori sono spinti verso le miniere d’oro informali, in particolare a Gao e Kidal, dove molte zone sono controllate da gruppi armati.

Le rapide valutazioni sulla protezione dei minori hanno rilevato che circa 6.000 minori, soprattutto maschi, lavorano in otto siti minerari del Paese. Sono esposti alle peggiori forme di lavoro minorile, allo sfruttamento economico e ad abusi fisici, sessuali e psicologici.

Alcuni minori sono arrivati sul posto a “credito”, cioè con il trasporto e il cibo finanziati da una parte terza. Altri hanno riferito di aver lavorato per giorni senza essere pagati. I minori sono costretti a lavorare per un tempo non specificato fino a quando non saldano il loro “debito”.

“Come risultato del conflitto e del deterioramento socio-economico aggravato dalla pandemia, stiamo assistendo ad alcune delle più gravi violazioni dei diritti umani nel Sahel”, ha detto Gillian Triggs, Assistente Alto Commissario per la Protezione dell’UNHCR.

“I minori sono costretti a combattere da gruppi armati, trafficati, violentati, venduti, costretti alla schiavitù sessuale o domestica o a matrimoni forzati. Un numero maggiore di minori è a rischio nel Sahel, una regione dove si sta sviluppando la crisi umanitaria in più rapida crescita nel mondo”, ha continuato Triggs.

Le vittime sono sia maliani che rifugiati, richiedenti asilo o migranti.

Dalla regione di Mopti sono arrivate segnalazioni di comunità di donne e ragazze rapite, aggredite sessualmente e stuprate; sono stati registrati oltre 1.000 casi nel 2020. L’UNHCR teme anche una spirale di matrimoni infantili, in un Paese in cui si stima che il 53% delle ragazze siano sposate prima dei 18 anni.

Nonostante il conflitto e le restrizioni al movimento dovute al COVID-19, il Mali continua a essere un paese di transito critico per i rifugiati e i migranti che cercano di raggiungere il nord Africa e l’Europa.

Alcune persone in movimento sono vittime della tratta per il lavoro forzato nel settore agricolo, mentre altre, in particolare le donne, sono vittime della tratta in viaggio verso posti di lavoro che vengono promessi in Nord Africa, Europa e Medio Oriente. Altri vengono dirottati a Bamako o in zone minerarie o agricole dove sono costretti a praticare la vendita o lo scambio di prestazioni sessuali come meccanismo di sopravvivenza.

I profili dei trafficanti e dei loro complici vanno da gruppi criminali organizzati o armati, capi tribù o autorità statali, a, in alcuni casi, perfino genitori, parenti o membri della comunità.

L’UNHCR continua a sollecitare un maggiore sostegno negli sforzi per prevenire e rispondere alla tratta di esseri umani, per proteggere le persone a rischio, fornire sostegno alle vittime e garantire che i colpevoli siano consegnati alla giustizia.

Nonostante le violazioni dei diritti umani, tra cui la violenza di genere, la tratta e il reclutamento di minori in aumento, un nuovo rapporto pubblicato ieri avverte che quasi 40 milioni di persone sfollate all’interno del paese o coinvolte in conflitti potrebbero non ricevere sostegno a causa di finanziamenti insufficienti.

Secondo il rapporto, i finanziamenti di quest’anno per la protezione delle persone più bisognose di assistenza nelle crisi umanitarie hanno ricevuto solo il 25% di quanto necessario.

 

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