la Buona Notizie è per tutti, oltre ogni lingua e nazionalità! E’ tornata puntuale come ogni anno la celebrazione della Festa dei Popoli in occasione dell’Epifania, con l’Eucarestia al Santo Volto presieduta dall’Arcivescovo Roberto Repole e un pomeriggio di sapori e culture dal mondo
Alla celebrazione eucaristica hanno partecipato le comunità etniche cattoliche della diocesi con i propri cappellani: un piccolo spaccato di Chiesa universale con le letture e alcune preghiere in diverse lingue e l’animazione dei canti fatta da un coro multietnico.
Dopo la Messa, nel foyer dell’auditorium Santo Volto i sapori si sono intrecciati tra di loro nelle varie proposte culinarie condivise dai vari gruppi nazionali: dal cinese al sudamericano passando per India, molta Africa, Romania e mezzo mondo. Durante il pomeriggio sul palco dell’auditorium si sono esibiti gruppi musicali e di danze tipiche dalle varie comunità e associazioni: un arcobaleno di colori e sonorità diverse. Per i bambini era previsto uno spazio di animazione e gioco grazie al servizio di alcuni scout e animatori parrocchiali e in conclusione un gioioso momento di ballo per tutti.
«Come sarebbe bello», ha sottolineato mons. Repole, «se oggi riscoprissimo degli occhi semplici, contemplativi, capaci di guardare la realtà di questo mondo, anche la varietà dei nostri popoli, con uno sguardo che, invece che di dividerci, ci mette in cammino, verso la grotta di Betlemme!».
Uniti e in cammino come i Magi, compiendo quelli che l’Arcivescovo ha indicato come i tre passi: «guardare le stelle», «ascoltare la Parola per recuperare quella sapienza che ci permette di indirizzarci al bambino della grotta di Betlemme», e inchinarsi di fronte alla manifestazione di Dio. «Soltanto chi si prostra davanti a quel Bambino è capace di non piegarsi di fronte a niente e di essere libero (…) di non adorare neppure se stesso, le sue passioni, i suoi vizi». Un messaggio, quello della libertà offerta dalla fede cristiana, che ha toccato il cuore dei tanti migranti presenti perché spesso si sentono prigionieri del pregiudizio e delle condizioni di sofferenza e di odio che lacerano i paesi da cui provengono.
Da Federica Bello, “La Festa dei popoli” in “La voce e il tempo” n.2/2024