Il Festival con la Comunità ebraica tra memoria della Shoah e attualità al Polo del ‘900
La Comunità ebraica partecipa per la prima volta al Festival dell’Accoglienza organizzato dalla
Pastorale migranti con un evento che ha avuto luogo proprio il 16 ottobre sul tema “Accogliere
(da)gli insegnamenti della storia”.
Venti studenti e studentesse di liceo classico hanno presentato il loro impegno per la trasmissione
della memoria con la graphic novel “SENZA ESSERE SENTITE. Sul Treno della Memoria a Berlino e
Ravensbrück (2023)”, ma soprattutto hanno spiegato quanto la lezione di storia del campo di
concentramento abbia inciso sulla loro cittadinanza consapevole e responsabile, e quanto questa
abbia a sua volta inciso sul loro modo di guardare all’attuale fenomeno migratorio – affinché non si
tratti di persone che emigrano senza essere sentite.
A mantenere distinti i tre momenti è stato l’arpista Emanuele Raviol, uno degli studenti, che ha
eseguito dal vivo dei brani sui temi trattati.
A guidare gli studenti e le studentesse nella complessa e delicata riflessione tra storia e
attualità, così lontane per via dei differenti contesti ma così vicine per via della funzione civica della
storia, sono stati Alessandro Maurini, il docente che ha curato il volume degli studenti, e Emanuele
Fiano, già Deputato della Repubblica e autore di diverse pubblicazioni sulla memoria della Shoah.
“dall’esperienza che ho vissuto ho scelto la parola dettagli per sintetizzare ciò che ho visto ed
elaborato” perché la macchina infernale era piena di dettagli così come poi i dettagli riemergono
nella memoria dei sopravvissuti. Dice Alessandro Giuliano uno dei ragazzi della classe.
Emanuele Arrigotti: autore delle tavole risponde così alla domanda com’è stato mettere le tavole su
carta?
“Non ho provato nulla quando sono entrato nel campo perché era troppo incredibile. Dopo invece
ho elaborato ciò che avevo visto attraverso le tavole”.
Un’altra ragazza ha deciso di fare l’educatrice per il prossimo treno della memoria e dal pubblico un
ragazzo ha chiesto cosa ne sarà della memoria dopo l’ultimo testimone?
Emanuele Fiano commuove la platea raccontando di Nedo e si sofferma su una delle domande
cardine della Shoah: perché la natura umana arriva ad essere così aberrante?
La radice del male è presente già con Caino e Abele. Come mai un essere umano si trasforma?
E aggiunge che in ogni luogo dove manca la democrazia si arriva più facilmente all’aberrazione
umana. L’insicurezza dell’individuo origina il capro espiatorio. E Fiano conclude- “Se conoscere è
possibile comprendere non lo è”.
Bisogna continuare a studiare a cercare anche in ciò che i testimoni diretti non hanno voluto
raccontare. C’è un silenzio nella narrazione e di stimolo anche dopo l’ultimo testimone.
In questo sta il principio pedagogico della Shoah da affidare alla futura classe dirigente.
FOCUS: Tre domande al Prof. Alessandro Maurini:
Sei soddisfatto dell’evento?
Sono davvero molto soddisfatto. Il confronto tra vecchi e nuovi testimoni sul passato e sul presente,
sulla trasmissione della memoria e sugli insegnamenti che si ricavano di fronte alla Shoa, ha unito
due generazioni intorno a temi cruciali per il nostro presente, per una cittadinanza attiva,
consapevole e responsabile.
Come sei riuscito a coinvolgere in maniera così intensa i ragazzi che hanno scritto la graphic novel?
Io li ho soltanto coordinati. Loro è stata l’esigenza di trasmettere ciò che avevano visto, loro la scelta
di come farlo, loro l’intensità e il coinvolgimento da dedicarci.
Loro, soprattutto, la sensibilità con cui farlo, che è cresciuta sempre di più e, mi permetto di dire,
sta crescendo sempre di più: quel viaggio, per ciò che ho visto oggi nei loro occhi e ascoltato nelle
loro parole, conoscendoli, non è ancora finito. E questo è ciò che mi rende orgoglioso di loro.
Oggi abbiamo imparato, anche attraverso le parole di Emanuele Fiano, che se conoscere è
possibile comprendere non lo è, come si spiega ai ragazzi?
Non lo so, e credo che nessuno lo sappia, perché credo non ci sia un modo preciso di farlo.
C’è un come, e cioè mettendoci tutto se stessi, che è quello che ho cercato di fare io.
Sicuramente se è impossibile comprendere è impossibile anche far comprendere, quindi la visita nel
campo di concentramento è per me una base essenziale. È lì, per quel che mi riguarda, che tutto
comincia.
Per il resto, non lo so.
Ma c’è una cosa da dire, secondo me: proprio il fatto che anche letteralmente comprendere
l’incomprensibile sia assurdo, figuriamoci insegnarlo, rende la sfida della trasmissione della
memoria tremendamente affascinante, proprio perché mai compiuta, sempre da inseguire con i
modi che ciascun docente ritiene più opportuno in base alla propria sensibilità e a quella dei ragazzi,
una tremenda ed eterna condanna che coinvolge e accomuna chi la vuole imparare e chi la vuole
insegnare. E questo unisce “maestri” e “allievi”, e questa unione è magica, e a volte fa miracoli.
(Sara Levi Sacerdotti su “Newsletter del Martedì” della Comunità Ebraica di Torino)