Su Melting Pot il reportage delle due attiviste sui centri costruiti dal Governo Italiano in Albania

Questo reportage è stato realizzato a metà settembre da Linda Dalmonte 1 e Ilaria Mohamud Giama 2.
«Shëngjin»- scrivono le attiviste – «riflette la dualità di un’Albania in bilico tra sviluppo e crisi, tra sogni di prosperità e contraddizioni irrisolte di un paese in trasformazione. L’espansione incontrollata del settore turistico e la crescente disparità economico-sociale vanno a doppio filo con la narrazione mediatica dell’alleanza con l’Italia, “paese amico”, sempre più ingerente dopo il crollo del regime comunista nel 1991».

Un viaggio che è stata anche l’occasione per osservare la gestione della stampa mainstream del protocollo Rama-Meloni e l’apertura dei due centri (un hotspot e un CPR) che il governo italiano ha esternalizzato in Albania 3. Il 16 ottobre, con diversi mesi di ritardo 4, sono diventati operativi.

16 persone intercettate in acque internazionali sono state sbarcate nel Porto di Shëngjin. Fuggivano dalla Libia con altre 10 persone. 4 di loro devono tornare in Italia, 2 sono minori e 2 in cattive condizioni di salute. Dopo poche ore arriva la notizia che il tribunale di Roma non ha convalidato i decreti di trattenimento nel CPR di Gjadër per le altre 12 persone. Dovranno essere lasciati liberi e riportati in Italia.

La recente sentenza della Corte di Giustizia UE 5 che disapplica sostanzialmente la lista dei paesi considerati sicuri dall’Italia, potrebbe comportare il fallimento del protocollo, di questa operazione di becera propaganda del governo Meloni.

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