Per i cattolici filippini, il Santo Niño rappresenta un Dio accessibile a tutte le persone, che può essere avvicinato senza timore alcuno. La devozione infonde le virtù della semplicità, dell’obbedienza e della fiducia in Dio. Allo stesso tempo, invita a un discepolato maturo e a un servizio amorevole verso tutti. “Nonostante la debolezza umana, possiamo vedere negli occhi di Gesù la misericordia. E nelle nostre buone azioni, possiamo vedere la felicità sul suo volto. Egli è il Bambino per noi. È la vera fonte di gioia e di speranza per la prova”, ha detto Palma.
“Ringraziamo i nostri genitori per il loro amore, le loro cure e il loro sostegno. Ma siamo anche figli di Dio in misura maggiore. Siamo chiamati a discernere la volontà di Dio per noi obbedendo ai suoi comandamenti”, ha aggiunto. Una devozione frutto anche della speranza che la fede è capace di infondere, soprattutto in questo Anno Santo, dove i cristiani sono proprio chiami a essere “pellegrini di speranza”. “Siamo certi che questa speranza non andrà perduta, perché è il frutto dell’amore di Dio”, ha continuato Palma. “Per questo continuiamo a sperare, ad aspettarci cose buone perché Dio è amorevole, pronto a darci cose buone”.
“Nulla potrà mai separarci dall’amore del Santo Niño (il Santo Bambino, ndr)”. Lo ha detto l’arcivescovo della città filippina di Cebu Jose Palma nella sua omelia per la 460esima Fiesta del Señor Santo Niño, la più antica festa popolare delle Filippine che si celebra annualmente nella domenica più vicina al 15 gennaio. “Noi che riceviamo le grazie da Dio siamo fiduciosi. Siamo strumenti di speranza per portare gioia, fede, benedizioni e speranza a molti altri”, ha aggiunto.
Anche la comunità filippina di Torino ha celebrato come ogni anno la festa, con una partecipata celebrazione animata dalle danze tradizionali chiamate sinulog con le statuette del Gesù Bambino della tradizione.
La storia di questa devozione filippina nasce secoli fa, quando Miguel López de Legazpi – conquistador spagnolo che guidò una spedizione nelle Filippine a metà del XVI secolo – sbarcò sull’isola di Cebu nel 1565, uno dei suoi soldati trovò un’immagine del Bambino Gesù. Si ritiene che sia la stessa statua che l’esploratore Ferdinando Magellano aveva regalato alla moglie del capo tribù dell’isola dopo il suo battesimo. L’immagine è tuttora veneratissima e conservata presso la Basilica del Santo Niño di Cebu.
Papa Innocenzo XIII concesse un permesso speciale alle Filippine per celebrare la festa ogni terza domenica di gennaio. Secondo il vescovo ausiliare di Cebu Ruben Labajo, vescovo eletto della nuova diocesi di Prosperidad istituita da papa Francesco nell’ottobre scorso nella provincia di Agusar del Sur, il Santo Niño è la speranza dei cattolici, al servizio dell’umanità. “Ricordiamo tutti ciò che il Santo Niño rappresenta per noi: la speranza. Portate la speranza nella vostra famiglia e nella società. Egli ci ha insegnato a sperare. Lui è la speranza”, ha detto Labajo.
Ha anche incoraggiato i fedeli a rafforzare la loro pazienza, ad approfondire la loro fiducia nella parola di Dio e a pregare incessantemente. “La speranza comporta pazienza. Non dite che volete ottenere qualcosa o che accadrà. Ma prima di tutto e soprattutto dovete credere nella parola di Dio. Credere alla parola di Dio. Credere nel suo grande amore. In secondo luogo, siate pazienti. Non solo credere, ma anche avere pazienza. Parlate con le azioni. Quello che sperate, dovete pregarlo”, ha esortato.
Una delle maggiori attrazioni della festa è la danza del sinulog (dalla parola cebuana sulog, che significa “corrente d’acqua”) in ringraziamento e supplica al Santo Niño. Nelle Filippine, il giorno culminante della festa, il Sinulog Festival 2025 ha attirato oltre 200mila persone. Hanno partecipato ben 44 gruppi di danzatori che hanno accompagnato l’immagine sacra con musiche, balli e costumi colorati, nonostante il caldo torrido.