Giovedì 11 febbraio 2021, Melting Pot, articolo di Avv. Arturo Raffaele Covella , Redazione community
«Le autorità greche conducono continuamente e sistematicamente espulsioni collettive sulla terra ferma e in mare, mettendo in grave pericolo le vite dei migranti e violando i loro diritti, compreso il diritto di chiedere asilo».
Si apre con queste parole il rapporto stilato da Legal Centre Lesvos [1] dal titolo “Crimes against humanity in the Aegean“ [2].
Si tratta del secondo rapporto [3] stilato su quanto accade lungo le frontiere greche e nel mar Egeo. Un documento preceduto da un’attenta e minuziosa azione di indagine partita nel marzo del 2020 e conclusasi nel mese di dicembre. Documenti e testimonianze che hanno consentito di ricostruire le sistematiche violazioni dei diritti umani perpetrati dalle autorità greche ed europee.
Si tratta di un fenomeno non nuovo che purtroppo rientra nella più generale strategia di esternalizzazione delle frontiere europee. I confini del continente europeo sono infatti diventati teatro di continue violazioni dei diritti umani e di azioni di polizia sempre più violente nei confronti dei migranti.
Una situazione peggiorata anche a causa della pandemia da Covid19 che, per un verso, ha spostato l’attenzione dell’opinione pubblica facendo dimenticare la grave situazione dei profughi che si trovano alle porte dell’Europa, mentre, per altro verso, ha favorito quella azione di “oscuramento” che gli Stati europei già stavano perseguendo da tempo per rendere sempre meno visibile quanto accade ai nostri confini.
I tragici episodi denunciati nel rapporto dal Legal Centre Lesvos non sono infatti casi isolati da addebitare esclusivamente alle politiche perseguite dalla Grecia. Purtroppo la situazione è molto più grave e complessa. Si tratta di una politica di gestione dei flussi migratori che vede una regia europea e l’esecuzione da parte dei singoli governi. Infatti, nel marzo 2020, quando la Grecia ha sospeso unilateralmente il diritto di asilo e ha condotto sistematici respingimenti che prevedevano l’uso della forza, invece di agire contro tali sfacciate violazioni del diritto dell’UE, il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha ringraziato la Grecia per aver agito come lo “scudo dell’Europa“.
Nonostante le numerose difficoltà, gli attivisti del Legal Centre son riusciti a entrare in contatto con 50 sopravvissuti coinvolti in almeno 17 casi di respingimenti collettivi operati dalle autorità greche. Dalle testimonianze di queste persone, testimonianze corroborate da fotografie e video, è emerso un comune modus operandi che consisteva nel negare l’accesso alla procedure volte al riconoscimento del diritto di asilo, nonché all’utilizzo di violenza fisica e trattamenti disumani sui migranti. Anche le detenzioni presso i centri posti sulla terraferma sono state messe sotto accuse poiché caratterizzate da condizioni inadeguate e disumane.
Tutto questo è minuziosamente documentato nel rapporto del Legal Centre Lesvos e rappresenta un vero e proprio atto di accusa non solo nei confronti delle autorità greche, ma anche dell’Agenzia Frontex e dell’Unione europea.
Le violazioni dei diritti umani che vengono specificamente denunciate dai legali del “Legal Centre Lesvos” sono essenzialmente tre:
deportazione illegale: “tutti i sopravvissuti sono stati espulsi con la forza verso le acque turche, sia attraverso gli attacchi e il traino dei loro gommoni, sia per essere costretti su zattere di salvataggio“;
detenzione illegale: “i migranti sono stati detenuti illegalmente e arbitrariamente, in violazione delle regole fondamentali del diritto internazionale“;
tortura e altri trattamenti inumani: “i sopravvissuti sono stati oggetto di atti disumani, che in alcuni casi potevano equivalere a torture e che in tutti i casi hanno causato grandi sofferenze“.
Come sottolineato anche dal rapporto, il Governo greco e la Commissione europea, di fronte a queste denunce e, più in generale, di fronte alle costanti violazioni dei diritti umani perpetrate nel Mediterraneo, lungo la rotta Balcanica ecc, invece di aprire indagini rapide e serie, muovono in tutt’altra direzione, facendo finta di non vedere quanto accade, oppure criminalizzando chi opera in difesa dei migranti e del rispetto dei diritti umani.
In definitiva, il rapporto, oltre a rappresentare gravi violazioni del diritto internazionale, europeo e nazionale, evidenzia la presenza di un modus operandi nelle espulsioni collettive nell’Egeo che raggiunge il livello di gravità richiesto per il perseguimento di crimini contro l’umanità come previsto dall’art. 7 dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale.
Il fatto che centinaia di migranti siano stati e continuino a essere deliberatamente e sistematicamente abbandonati in mezzo al mare, senza mezzi per chiedere soccorso, su gommoni e zattere di salvataggio non idonei alla navigazione, è l’ennesimo segno di cedimento dell’Europa sul tema dei diritti umani, nonché la dimostrazione che le vite dei migranti siano considerate sempre più “usa e getta“. Tutto questo favorisce la commissione di crimini atroci e di nefandezze continue.
Note
[1] The Legal Centre Lesvos AMKE is a civil non-profit organisation, registered in Greece and previously operative as a restricted fund under the auspices of Prism the Gift Fund (UK).
Come sarà il Giudizio Universale sull’umanità, sui popoli, sulla Storia? Come saremo giudicati noi, cittadini qualunque, che direttamente non abbiamo commesso crimini, ma che indirettamente come facenti parte dell’Europa siamo coinvolti (abbiamo eletto noi i nostri rappresentanti sia in Italia sia al parlamento europeo)? Basta confidare nella misericordia di Dio, oppure dobbiamo chiedere perdono e convertirci veramente?