L’edizione 2021 del Dossier “La rotta balcanica. I migranti senza diritti nel cuore dell’Europa” a cura della rete nazionale RiVolti ai Balcani sarà disponibile in edizione sia cartacea che digitale a partire dal 1° febbraio e sarà distribuito gratuitamente dal mensile “Altreconomia” ai propri abbonati con il numero del mese.
È stato presentato sabato 16 gennaio in una conferenza stampa on line organizzata con l’ONG Mediterranea Saving Humans a bordo della nave di salvataggio Mare Jonio.
Qui puoi rivedere il video integrale della conferenza stampa, con anche gli interventi di attivisti impegnati in Bosnia, in Grecia, sul fronte dei respingimenti dai porti dell’Adriatico e su quello della criminalizzazione della solidarietà.
«Il dramma dei migranti senza diritti nel cuore d’Europa non nasce oggi con Lipa: sono anni che in tutta l’area c’è abbandono, degrado, violenza e una politica di respingimento sistematico dai confini dell’UE: dalla Grecia verso la Turchia e, a nord, dalla Croazia. Non si può risolvere la questione attribuendo le violenze a “gruppi impazziti”, a “singoli agenti”: è un’operazione, una violenza pianificata. Si stima che il 60-70% delle persone respinte in Bosnia ha subito violenze. Una violenza pianificata da chi? La Croazia, certo, ha le sue responsabilità, persino oltre l’immaginazione, ma ci sono anche quelle dell’UE, che ha deciso di impedire l’ingresso ai migranti e di confinarli forzatamente in Bosnia: è una scelta politica. Quello che si vede oggi in Bosnia, quello che in generale si è visto negli ultimi tre anni è assolutamente collegato con i respingimenti, che sono quasi il cuore della crisi umanitaria, perché producono questo tragico “tappo”».
Così Gianfranco Schiavone (ASGI e ICS di Trieste) alla presentazione, due giorni fa, della nuova edizione del dossier La rotta balcanica. I migranti senza diritti nel cuore dell’Europa a cura della rete RiVolti ai Balcani.
«Ma il “tappo” è anche in Slovenia, e in Italia», ha continuato Schiavone riferendosi, per quanto riguarda il nostro Paese, alle “riammissioni informali” verso la Slovenia, che poi innescano altre riammissioni verso la Croazia e da lì i “pushback” verso la Bosnia. «Si è iniziato a saperlo dopo mesi di silenzio omertoso: l’Italia ha respinto nel 2020, soprattutto da maggio in poi, almeno 1.300 persone, senza un provvedimento formale, senza un documento, in sprezzo del diritto più elementare».
Per non parlare dell’incredibile risposta del nostro governo, il 24 luglio 2020, all’interrogazione parlamentare Magi sulle riammissioni. «Per la prima volta un governo della Repubblica ha detto che non ammette in territorio italiano i richiedenti asilo», ricorda Schiavone. Una leggerezza, un errore, una svista? Piuttosto, «una rivendicazione di illegalità sconcertante nella sua intrinseca violenza».
“Riammissioni” verso la Slovenia e ingressi “irregolari” di migranti dalla Slovenia: i dati | |
1.301 | Le “riammissioni” effettuate in totale nel 2020 (1.000 dalla provincia di Trieste e 301 da quella di Gorizia). |
237 | Le “riammissioni” effettuate nel 2019 fino al 20 novembre (ultimo dato disponibile per l’anno). |
4.120 | I migranti “irregolari” rintracciati nel 2020 (erano stati 3.568 nel 2019 e 1.567 nel 2018). |
Fonte: Ministero dell’Interno 2020 e 2021. |
Dalle cronache parlamentari estive a quelle dell’altra settimana. Ancora Schiavone: «Quella violenza è stata riconosciuta, o meglio, si è cercato di fare un piccolo passo in direzione di un cambiamento, tre giorni fa nell’ultima audizione della ministra uscente dell’Interno Lamorgese (la risposta all’interrogazione parlamentare Palazzotto-Fornaro n. 3-02003 alla Camera del 13 gennaio, ndr), che a mezze parole ha riconosciuto come queste procedure di riammissione (oltre a non essere legali di per sé per le modalità con cui vengono attuate, cioè senza rilasciare provvedimenti, cosa di cui la ministra non ha parlato) sono illegali nei confronti dei richiedenti asilo».
Conclude Schiavone: «L’Italia fa parte di questa catena che ha lo scopo di impedire l’accesso all’UE e di confinare le persone in Bosnia. I cittadini devono sapere che nel nostro Paese ci sono situazioni in cui l’ordinamento giuridico e i diritti fondamentali delle persone sono seriamente a rischio. Occuparsi della rotta balcanica, occuparsi di riammissioni e di respingimenti a catena è occuparsi della nostra democrazia».
Fonte: Vie di Fuga
per approfondire:
consulta la sitografia indicata al fondo dell’articolo RESPINGIAMO LA VIOLENZA DEI CONFINI